Effetti a lungo termine degli inibitori della colinesterasi sul declino cognitivo e sulla mortalità


Si è determinato se gli inibitori della colinesterasi ( ChEI ) siano associati a un declino cognitivo più lento nella demenza di Alzheimer e a una diminuzione del rischio di demenza grave o morte.

Sono stati inclusi e confrontati i pazienti con demenza da Alzheimer del Registro svedese sulla demenza che avevano iniziato ad assumere inibitori della colinesterasi entro 3 mesi dalla diagnosi di demenza con i pazienti con demenza di Alzheimer non-trattati.

In una coorte abbinata per punteggio di propensione, è stata esaminata l'associazione tra l'uso di inibitori della colinesterasi e le traiettorie cognitive valutate dai punteggi alla scala MMSE ( Mini-Mental State Examination ) con un modello misto e come esito è stata valutata la demenza grave ( punteggio MMSE inferiore a 10 ) o la morte con modelli a rischi proporzionali di Cox.

La coorte abbinata ha incluso 11.652 utilizzatori di inibitori della colinesterasi e 5.826 non-utilizzatori.

Durante una media di 5 anni di follow-up, 255 casi hanno sviluppato una grave demenza e 6.055 ( 35% ) sono morti.
L'uso di inibitori della colinesterasi è risultato associato a un punteggio MMSE più elevato ad ogni visita ( 0.13 punti alla scala MMSE all'anno ).

Gli utilizzatori di inibitori della colinesterasi hanno avuto un rischio di morte inferiore del 27% ( 0.73 ) rispetto ai non-utilizzatori.
La Galantamina ( Reminyl ) è stata associata a un minore rischio di morte ( 0.71 ) e a un minore rischio di demenza grave ( 0.69 ) e ha presentato l'effetto più forte sul declino cognitivo di tutti gli inibitori della colinesterasi ( 0.18 punti alla scala MMSE all'anno ).

Gli inibitori della colinesterasi sono associati a benefici cognitivi modesti ma persistenti nel tempo e con un ridotto rischio di mortalità, che potrebbe essere spiegato in parte dai loro effetti cognitivi.
La Galantamina è stato l'unico inibitore della colinesterasi che ha dimostrato una significativa riduzione del rischio di sviluppare una grave demenza. ( Xagena2021 )

Xu H et al, Neurology 2021; 96: 2220-2230

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